Marij el Kpk. Una distesa di sassi e terra rossa, nel sud del Libano: duecento tende di rifugiati, quasi nulla per vivere. In un anno sono più di un milione le persone in fuga dalla Siria. Siamo stati con loro. Per raccontare le storie di un mondo che non é fatto di numeri, ma di carne. E chiede una vita normale.
(Paola Ronconi da Tracce giugno 2013)
A inizio Aprile 2013 sono oltre 50.000 le famiglie siriane rifugiatesi in Libano dal Marzo 2011; tra queste, 225.709 persone ricevono l’assistenza dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati mentre altre 131.625 sono non registrate all’UNHCR come richiedenti asilo e non hanno accesso ad alcun tipo di assistenza standardizzata.
La maggior parte dei profughi varcano ogni giorno la frontiera libano-siriana fuggendo dagli scontri delle città siriane ed almeno il 50% di queste persone in fuga sono donne e bambini costretti a fuggire da soli senza alcuna protezione.
La maggior parte delle famiglie provengono dalle città siriane di Homs (circa il 39%), da Idleb (15%), Aleppo (9,2%) e dalle zone rurali di Damasco (11%).
Il Sud del Libano ospita nel 2013 circa 35.000 persone: molti hanno perso la casa con i bombardamenti, altri il lavoro e i più sfortunati una parte della famiglia.
Si rifugiano in questa zona poiché è la più vicina alla frontiera libanese e le vie di accesso, anche quelle illegali, sono molteplici.
Inoltre questo territorio meridionale ha vasti territori coltivati e le possibilità per i capi famiglia di trovare un impiego nella manodopera stagionale sono maggiori che in altre aree della regione.
La ONG AVSI, grazie alla decennale presenza sul territorio meridionale del Libano ha iniziato fin da subito a visitare le famiglie più vulnerabili che abitano i distretti meridionali di Marjeyoun raccogliendo le esperienze ed i bisogni.
Sono 150 le famiglie di rifugiati siriani con cui AVSI è in stretto contatto e che occupano con le loro tende di fortuna il terreno di Marj el Khokh; la gran parte delle famiglie è arrivata negli ultimi 4 mesi dai sobborghi della città di Idlib, molte altre si sono insediate nelle ultime quattro settimane e sono in attesa di essere raggiunte da amici e parenti che come loro hanno perso tutto in Siria.
Queste famiglie vivono tutte in tende di fortuna, senza elettricità e la mancanza di un lavoro stabile per i capi-famiglia impedisce loro di poter mantenere le numerose famiglie.
La loro preoccupazione principale per questo periodo è rappresentata dall’insicurezza alimentare e le richieste di aiuto sono tutte concentrate su cibo e beni di prima necessità per garantire soprattutto ai bambini e agli anziani un adeguato minimo supporto.
Sono nato e vivo a Rimini. Ho iniziato la mia carriera fotografando per il Meeting di Rimini (il Meeting per l’amicizia fra i popoli è stato fondato nel 1980 come luogo di incontro fra persone di differenti fedi e culture) e per la comunità di San Patrignano (San Patrignano accoglie giovani uomini e donne che hanno seri problemi connessi all’abuso di droghe).