Papa Francesco a Bologna
Domenica 1 ottobre, Papa Francesco è venuto in visita pastorale nella città di Bologna in occasione della chiusura del Congresso Eucaristico Diocesano. Una giornata iniziata con la pioggia che non dava certamente il sentore di smettere a breve. L’ombrello rotto e l’impermeabile disperso non hanno aiutato l’uscita di casa. Tuttavia l’occasione è bellissima: poter raccontare, anche a distanza di molti anni (l’ultima volta è accaduto ben vent’anni fa, il 20 settembre 1997 con Papa Giovanni Paolo II) quello che è accaduto, non è affatto scontato. Portare la macchina fotografica però è stato un passo ponderato bene: il dubbio se partecipare al gesto come spettatore, volontario o fotografo era ben fondato.
Sarebbe bastato poco per accreditarsi come agenzia di stampa e potersi avvicinare al Papa per scattare la “foto giusta” da poter mettere negli annali. Sarebbe stato altrettanto facile iscriversi come volontario e partecipare al gesto da “dietro le quinte”, aiutando nel modo in cui mi sarebbe stato chiesto; però non avrei potuto scattare alcuna foto durante la giornata. Ecco perciò la scelta dopo aver parlato con l’amico Matteo, di partecipare come spettatore affidandomi completamente al “caso” e attendendo al mio posto (quello che un Altro aveva deciso per me) che accadesse il momento da fotografare. È così che ho scelto di iscrivermi normalmente insieme a tanti amici, e di finire in tribuna allo stadio per la celebrazione della Santa Messa: DLF Fila 32 posto 25. Un posto con una visibilità ottima, ma pessimo per potersi muovere in mezzo alle persone.
È quello il momento in cui lo sconforto inizia a prendere piede in me e inizio a domandarmi perché proprio quel posto lì così in alto, in totale balia del freddo e di quel po’ di pioggia che è caduta. La mia macchina fotografica è l’unica arma per non abbandonarmi totalmente ai sentimenti, l’unica barriera che separa me e il lamento. Se è vero che i muri andrebbero abbattuti (bellissimo l’intervento del nostro Vescovo Zuppi la mattina in Piazza Maggiore), ci sono delle volte in cui invece dovrebbero essere alzati, come contro il lamento. Ecco allora che il mio metro quadro diventa tutto ciò di cui ho bisogno per sconfiggere la noia, il freddo, la pioggia e tutto quanto ho di avverso. Sono le parole del Papa che mi danno ultimamente conforto quando, durante l’omelia, commenta il Vangelo dicendo “non siamo sempre pronti a di dire sì con le parole e le opere, perché siamo peccatori. Ma possiamo scegliere se essere peccatori in cammino, che restano in ascolto del Signore e quando cadono si pentono e si rialzano; oppure peccatori seduti, pronti a giustificarsi sempre e solo a parole secondo quello che conviene”. È così che mi sono affidato e ho detto sì. Oggi, ora, quell’attimo fotografato è per la tua gloria Signore.
Autore: Denis Billi
Fotografie di Denis Billi e Luca Montaletti
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