Piegato su una sedia, ai bordi del tavolo
rivedo l’assedio senza sconti
della vita, il tormento che macera
senza senso nel silenzio della cucina
e poi l’assenza, la violenza.
Saresti voluto morire
quel mattino di Ottobre del cinquattotto
stretto in una camicia bianca, il gilet
e un cappotto che non ti stava.
Scomparire per sempre
piuttosto che allungare il cappio
mortificare il mondo con quella tua
pietosa fedeltà.
Fuggire lontano in quella giornata
disgraziata, quando più potente
urlava l’assenza di una madre, più violente
ardevano le cicatrici di tuo padre
sconosciuto pescatore del sud.
Chissà se quel giorno, mio sangue,
hai trascinato tu le gambe fino al sagrato
sbiascicato tu quel sì inesorabile
o uno splendore di grazia
già allora brillava
nel profondo della rovina.
Niente più consola oggi, gli occhi
di Maria irriconoscibili nel ricordo
sbiadito di una fontana, là
dove la incontrasti.
Il frigorifero sibila un ronzio di morte
e il fumo sale a coprire gli occhi
ma nelle lacrime ancora ti tradisci
a stento resisti a queste braccia
di miseria, a questa luce imprevista.
Poesia di Davide Tartaglia
Sono nato nel 1987 ad Ascoli Piceno, città dove vivo e lavoro. Appassionato da sempre di musica rock, mi appassiono alla fotografia ritrovandoci la stessa urgenza espressiva della vera musica…